Presentazione del libro “Un velo sulla memoria”

Presentazione del libro “Un velo sulla memoria”

L’evento

La scrittrice Sonia Ciuffetelli ha presentato il suo nuovo romanzo Un velo sulla memoria domenica 15 ottobre a palazzo Fibbioni, ore 17:30 a L’Aquila. Introduzione e presentazione di Noemi Cococcia. Lettura dei testi: Ugo Capezzali.

Il romanzo:

Un risveglio speciale, quello di Laura, un appartamento sconosciuto, un corto circuito della memoria. Una vita da riprendersi, una vita dimenticata, da cercare tra cassetti, fondi di borse, file di pc, rubriche telefoniche.
E poi i dettagli cinematografici, i primi piani, i piani sequenza, i rumori. “Il gargarismo della caffettiera”, la suoneria di un telefono dal quale escono voci che sembrano ignote. Fantasmi, allucinazioni o pura dimenticanza?
Una volontà corrosiva, una protagonista che non si smarrisce mai del tutto, che affronta, insiste, ragiona tra dettagli e forme fatue che piano piano la raggiungono, la sorprendono. Che si lascia guidare dall’istinto, convinta com’è che non avrà nulla da perdere.
La necessità di una identità da ricostruire attraverso immagini che sembrano uscire dai film che hanno caratterizzato la vita della protagonista in un intreccio tra memoria e ricordo, tra dissolvenze e primi piani, tra vita reale e creatività mentre affiora la personalità di Laura donna e di Laura artista. Poi il viaggio, la città, Torino e il fascino della storia e del presente, l’incontro con Pierluca e il colpo di scena di un click della mente, che ora toglie ora regala, nel sano gioco tra rimozione e riscoperta.
Un velo sulla memoria è un romanzo che accompagna il lettore nel mondo interiore dei personaggi che rappresenta, in particolare nella sofferenza e nella determinazione di Laura in una narrazione che supera il flusso di coscienza tipico del romanzo psicologico di inizio Novecento e permette al lettore di cavalcare l’emozione e il mondo della protagonista dalla sua parte più intima e più segreta. Una rappresentazione di un mondo interiore mentre il lettore entra nella mente del personaggio che deve affrontare il tortuoso percorso della conoscenza di sé.
Ombre, proiezioni, figure. La famiglia. Le origini e il passato. Se riuscissimo a cancellare tutto, cosa diventeremmo? Che ruolo hanno i ricordi nel nostro vissuto? Quante possibilità ha la mente per dannarsi o per salvarsi per sempre?

Sonia Ciuffetelli, Un velo sulla memoria, edizioni Augh.

INCIPIT DEL LIBRO

Un gomitolo peloso ossessiona la mia gola. Ci si rigira dentro come una grossa biglia e ostruisce il passaggio del respiro. Provo a deglutire e la glottide strozza un filo sottile di saliva. Tossisco. Cos’ho? Resto immobile, nel mio letto. Un velo freddo attorciglia il mio corpo. Passerà, devo re¬stare calma. Numeri e date s’incastrano nei miei pensieri. Rifaccio i conti appannata nel dormiveglia, il soffio della notte deve avermi intorpidita.
Quanti anni ho? Penso al numero 32 ma qualcosa non torna. Procedo con un facile e scontato calcolo mentale par¬tendo dalla mia data di nascita. Ho in mente il 1959 e da qui inizio a contare di dieci in dieci per non sbagliare. Ep¬pure devo aver fatto dei salti perché mi viene fuori un 34: qualcosa stona, i 34 li ho già attraversati ma non mi ricordo da quanto tempo.
Mi tiro su a fatica dopo aver aperto gli occhi. Ho bisogno di un caffè. L’armadio nero e lucido mi fissa come un gigan¬te anonimo.

Dove sono dove mi trovo cos’è questo posto… il gomitolo cresce nella gola, si muove come un ragno dalle enormi zam¬pe pelose l’aria non scivola giù io non emetto suoni scatto in piedi e ispeziono le pareti, i quadri mi sputano addosso colori violenti che non so distinguere, lo specchio guardo lo specchio e i miei stessi occhi mi scrutano spigolosi, lo sguardo è asimmetrico la bocca piegata in una smorfia che somiglia allo stupore mondo cane dove mi trovo rullano nel mio cor¬po tamburi impazziti un rumore attanaglia le tempie, ansi¬mo corro per tutto il corridoio e mi ritrovo in una grande sala piena di libri dall’aria sinistra ne butto giù una decina e sul marmo rimbomba un tonfo sordo fischia il cervello lo stomaco gorgheggia afferro come un pugnale un tagliacarte d’argento e lo schianto a terra… tintinna il rumore metallico e vibra la stonatura all’interno delle mie budella altri quadri vedo altri quadri che ora mi sfottono con simboli assurdi che si prendono gioco di me… sbatto contro lo spigolo del tavolo di cristallo mi trafigge un’anca, come una freccia, ahi aiuto vado in cucina non c’è un solo oggetto, un solo pensile che mi dica qualcosa che faccio adesso che faccio vado avanti e torno indietro perdo l’equilibrio per la storta di un piede ap¬poggio il fianco sulla parete bianca mentre l’affanno succhia il naturale ritmo del respiro voglio un caffè afferro la caffet¬tiera e mi cade dalle mani aiuto aiuto sono una mosca capita¬ta in una bottiglia tutto gira dentro di me i soffitti si piegano sembra che crollino le monocotture ondeggiano sotto ai miei piedi che sprofondano tra i vuoti e i pieni dell’instabilità per¬do l’equilibrio mi disoriento si muove ogni oggetto ho il mal di mare non so dove sorreggermi e mi accovaccio piego le ginocchia che schioccano sul pavimento mi arriccio e di me faccio un nodo buttato a terra.

Vorrei svenire invece i miei sensi vigilano, vorrei dormire ma la mia coscienza è sveglia.
Non cado sono già per terra e i pensili non piovono su di me, sono al loro posto. Cerco di respirare a fondo. Calma, devo essere calma. Sono viva, qualcosa capirò. Tranquilla, adesso tranquilla.
Riprendo a contare, date e numeri mi perseguitano. Intan¬to recupero le mie energie e con prudente lentezza assumo di nuovo la posizione eretta. Raccolgo la caffettiera che mi è scappata di mano e preparo il mio caffè.
Mi sposto nello studio. Mai visto prima. Zeppo di carte e volumi, zeppo di librerie chiuse da vetri. Apro il cassetto dello scrittoio e incollo la mia speranza sulla prima calco¬latrice che trovo. Faccio una sottrazione. Parto dal 2003, l’anno in cui sto vivendo. Me lo ricordo, vedi?
2003-1959. Come una scolara. La calcolatrice sputa fuori uno strano numero del quale non so cosa farmene. È il 44.

È un numero gigantesco il quarantaquattro. Persino esagerato.
Mi guardo intorno, nello studio covano riviste, libri e car¬te confuse. Squaderno il materiale cartaceo e spero di capire di cosa mi occupo, ma l’incredibile varietà di argomenti e di generi non me lo permette. Nulla di specifico.
Perlustro. I tappeti soffiano racconti dimenticati. I libri sono severi e composti ma sembrano riverirmi dall’alto del¬la loro perfezione, tutti sull’attenti, schierati per dimensione e colore. Come mi fissano. Deglutisco faticosamente. La mia gola è come graffiata. La vista opacizzata. Faccio un inten¬so sforzo per la messa a fuoco e leggo titoli e titoli di libri, poi analizzo i tanti oggetti collezionati su lunghi scaffali: ci sono cassette audio e video, DVD, vecchi giradischi con LP a 33 giri, pellicole cinematografiche conservate in scatole piatte e rotonde. Mi viene in mente “pizze”. E penso alla Capricciosa.