Intervista a Cinzia Marulli

Intervista a Cinzia Marulli

Con immenso piacere propongo un’intervista alla poetessa Cinzia Marulli e la ringrazio fin da adesso per aver accettato.

  1. Cara Cinzia, vorrei parlare con te della tua attività letteraria, come poeta e come organizzatrice di eventi. Quanto è importante per te attivarsi per la promozione della poesia degli altri poeti, interconnettersi, creare relazioni e confrontarsi con i versi dei contemporanei? Credo che sia compito di ognuno di noi prodigarsi per diffondere le “cose buone”. Ognuno nel proprio settore e nel proprio piccolo. Non c’è bisogno di fare per forza le cose in grande. Mio padre mi diceva sempre “goccia fa il mare” e io ci credo assolutamente. Quindi anche organizzare un incontro, curare un blog, fare un’intervista come stai facendo tu, sono attività preziose che diffondono la cultura e nello specifico la poesia e, dimmi tu, cosa sarebbe la vita senza poesia?
  2. Sei curatrice di collane di poesia, quindi poni attenzione alla voce letteraria di poeti vicini e lontani. Cosa hai imparato in questi anni di attività dalla lettura dei poeti cosiddetti esordienti?                                                                                                  Dalla poesia, quando è tale, s’impara sempre o almeno si ricevono dei doni spesso inattesi e straordinari. Scoprire un giovane poeta (per giovane non mi riferisco mai all’età anagrafica) è un momento di pura gioia. Imbattersi in versi che ti penetrano è un momento di estasi. Quello che ho imparato è di non dare mai nulla per scontato, che c’è sempre da studiare e da migliorare. Che siamo tutti artigiani della parola e che non esiste il grande poeta, ma solo la grande poesia.
  3. Come sta cambiando la poesia, qual è il suo stato oggi all’interno del panorama nazionale?                                                                                                                       Cara, questa domanda richiede un centinaio di pagine per dare una risposta comunque approssimativa e superficiale. Ma quello che posso dire è che la poesia ovviamente vede dei cambiamenti nel tempo; è sempre lo specchio della sua epoca pur rimanendo comunque universale. Si sono create molte correnti, molte sperimentazioni, i sentieri sono vari e c’è anche chi richiama una tradizione più classica. Insomma si trova veramente un’offerta ampia e varia, ma la cosa importante è che questi percorsi non siano legati ad un bisogno di originalità a tutti i costi, ma corrispondano ad una vera necessità interiore. Direi, infine, che in questo momento la poesia gode di un ottimo stato: ci sono molte voci poetiche forti e interessanti e non sempre coincidono con quelle famose (battuta cattiva, lo so, ma non è un’opinione, solo una costatazione. Basta leggere i testi).
  4. Cosa si può fare, dal tuo punto di vista, per divulgare maggiormente la poesia e per avvicinarla ai potenziali lettori? Non credo che si possa fare molto. La poesia è sempre stata un genere di nicchia. Non è che ci possiamo mettere a scrivere le poesie come barzellette solo per acquistare più lettori. Credo che invece la cosa importante risieda nell’educazione dei bambini, nell’insegnare loro non solo a leggere poesia, ma a crearla. In genere i bambini sono poeti straordinari.
  5. In Italia hai pubblicato i libri di poesie: Agave (LietoColle – 2011) con prefazione di Maria Grazia Calandrone; Las mantas de Dios (Progetto Cultura – 2013) in edizione bilingue italiano–spagnolo con traduzione di Emilio Coco e prefazione di Mario Meléndez; Percorsi (La Vita Felice – 2016) con prefazione di Jean Portante; La casa delle fate (La Vita Felice 2017) con post fazione di Marco Antonio Campos.

A luglio 2021 è uscito in Spagna il tuo libro di poesie “El sentido blanco de las nubes” per le Ediciones Valparaíso con traduzione di Emilio Coco.

Se dovessi scegliere (lo so, è difficile) una tua poesia irrinunciabile quale ci suggeriresti? 

R.

Eppure c’è un sentiero

che porta in alto

in quel luogo di sole

dove l’ombra è amica

 

un luogo piccino

che affaccenda il respiro

e il riposo saluta

come farebbe un amico

 

e questa chiave

che giace a terra sconsolata

sa che non ci sono serrature

in quella porta

 

il varco è aperto

e attende

attende il passo

lentamente sorridere

perché giocano i bambini

e loro non hanno segreti

 

e nulla è chiuso.

  1. Perché scrivi? Sono costretta a risponderti citando alcuni versi di una mia poesia presente nella raccolta “Percorsi” e che dicono così: Scrivo perché un giorno un amico/mi regalò una penna facendomi credere /che fosse una bacchetta magica.
  2. Mi piacerebbe che ci parlassi della tua poetica, dei temi che ti piace trattare e che in qualche modo ti suggeriscono di scrivere. Mi risulta sempre difficile parlare di me e di ciò che scrivo. Sicuramente mio punto fermo è quello che io definisco la ricerca della “parola bianca” ovvero di una parola poetica che non concede spazio al superfluo. Un verso, una strofa, una poesia, devono contenere l’assoluto necessario rispettando il ritmo, mantenendo quella musicalità che si armonizzi con il senso. Le parole devono portare a una illuminazione. Le tematiche sono tutte legate all’esistenza, perché credo assolutamente che la poesia si sostanzi di vita, ma attenzione, quando parlo di vita mi riferisco alle sue varie dimensioni. Comunque dicendo che le tematiche sono legate all’esistenza nelle sue varie forme o dimensioni praticamente ho detto che amo parlare di tutto. Non è l’argomento la cosa veramente importante, ma dove quell’argomento ci porterà. E i “luoghi” dove ci può portare la poesia non hanno definizione, vanno oltre l’aspetto geografico e possono risiedere in dimensioni altre. Ognuno di noi percorre sentieri interiori e universali, attraversa il conoscibile, ma anche il sogno, il mistero, l’oltre. La parola poetica può portare alla luce luoghi immaginifici, percorsi surreali e metafisici o aprire lo sguardo a prospettive nuove che svelano la realtà, l’ovvio, sotto nuove e interessanti angolazioni.  Il cammino, dunque, diviene il senso stesso dell’esistenza. La meta spesso è sconosciuta e inattesa, ma fondamentale è la condivisione dei nostri passi, che siano essi su binari paralleli o tra viali gemelli.
  3. Il rapporto con la lingua e la letteratura spagnola nasce da una curiosità per la cultura ispanica? Cosa ti attrae di quella cultura? La poesia ispano-americana è giunta nella mia vita come un dono grazie all’incontro con un poeta cileno eccezionale, Mario Meléndez. È stato lui a introdurmi in questo mondo per me sconosciuto. Ho iniziato a leggere moltissimo e sono rimasta assolutamente affascinata dalla grandezza di molte voci poetiche moderne e contemporanee alle quali dobbiamo tutti moltissimo. Prendiamo ad esempio Vicente Huidobro, contemporaneo di Neruda e Mistral, e padre del creazionismo poetico; o la straordinaria poetessa peruviana Blanca Varela sostenuta nella sua opera da Octavio Paz; e ancora la strabiliante costaricana Eunice Odio; ma potrei continuare per ore a scrivere della grande poesia ispano-americana e questo non è certo il contesto idoneo. Tu mi chiedi cosa mi ha attratto, ma io non so darti una risposta, so solo che tutti noi dovremmo essere sempre ben disposti a guardare oltre, a varcare i confini, a non soffermarci al nostro piccolo mondo.
  4. Parliamo della lingua poetica e dello stile. Quanto i poeti degli ultimi vent’anni sono legati alla tradizione Novecentesca? In un momento in cui altre forme letterarie sul piano estetico e contenutistico sono caratterizzate da una vera e propria ibridazione di genere (molti testi narrativi si contaminano con elementi di multimedialità, l’approfondimento psicologico dei personaggi lascia il posto all’azione e alla progressione narrativa delle storie, spesso si punta alla suspence e si tralasciano le digressioni) la poesia assorbe le stesse contaminazioni degli altri generi letterari oppure riesce a mantenere vivo il legame con la tradizione letteraria? Noi siamo sempre la continuazione del nostro passato, anche quando quel passato e/o quella tradizione viene discussa e interrotta. Comunque ci portiamo dentro un percorso che non è solo il nostro personale, ma anche quello della nostra lingua, della nostra cultura, della nostra letteratura. Negli ultimi vent’anni in poesia si è visto di tutto: dal ritorno al classicismo metrico, alla continuazione della sperimentazione novecentesca, a nuove forme di poesia. La contaminazione è naturale nel nostro contesto contemporaneo e rientra nell’esperienza della nostra epoca. Ben vengano le poesie multimediali, se così vogliamo chiamarle.
  5. In conclusione ti chiedo di regalarci un’altra delle tue poesie 

Grazie, cara Sonia. Ti lascio con un piccolo inedito.

Sono nate quattro cose oggi

il giorno e la notte

il sopra e il sotto

domani nascerà il sogno

si attende l’invenzione

della luce

 

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Biografia

Cinzia Marulli è nata a Roma il 6 marzo 1965. Ha studiato sino-indologia all’Università La Sapienza di Roma.

Ha portato avanti per alcuni anni un laboratorio di poesia in una casa di riposo per anziani e ha organizzato e diretto molti eventi-rassegne letterarie con lo scopo di diffondere la parola poetica e anche la sua casa ospita spesso amici poeti e letterati.

Ha fondato e cura da dieci anni la collezione di quaderni di poesia Le gemme per le edizioni Progetto Cultura;

Dal 2020 cura la sezione poesia ispano-americana per la casa editrice La Vita Felice insieme con il poeta cileno Mario Melendez .

Ha creato il blog letterario ParolaPoesia ed è collaboratrice della rivista letteraria Altazor (www.revistaaltazor.cl) della Fondazione Vicente Huidobro che ha sede a Santiago del Cile.

In Italia ha pubblicato i libri di poesie: Agave (LietoColle – 2011) con prefazione di Maria Grazia Calandrone; Las mantas de Dios (Progetto Cultura – 2013) in edizione bilingue italiano–spagnolo con traduzione di Emilio Coco e prefazione di Mario Meléndez; Percorsi (La Vita Felice – 2016) con prefazione di Jean Portante; La casa delle fate (La Vita Felice 2017) con post fazione di Marco Antonio Campos.

A luglio 2021 è uscito in Spagna il suo libro di poesie “El sentido blanco de las nubes” per le Ediciones Valparaíso con traduzione di Emilio Coco.