Intervista a Claudio Damiani

Intervista a Claudio Damiani

Claudio Damiani, autore di numerosi testi poetici e di raccolte di poesie pubblicate nell’arco di un ampio spazio temporale; dal 1987, anno degli esordi editoriali ad oggi come è cambiata la poesia in Italia?

Molto sinteticamente posso dire che negli anni ‘80, o meglio nei poeti che negli anni ‘80 cominciarono a pubblicare libri, la poesia si libera dell’avanguardia e soprattutto del postmoderno, riprende possesso della lingua, torna a dialogare con i classici, ad accogliere temi di cui lo stesso grande primo Novecento era stato avaro (natura, amore, bellezza) ed è pronta per essere letta da un pubblico che però ancora stenta a crearsi, per colpa degli editori stessi e soprattutto dei mass media, ai cui modelli gli editori si adeguano troppo supinamente.

L’arte in generale e la poesia in particolare si adeguano alla società e alla realtà politica oppure si rivoltano contro, seguendo una linea propria che non permette incursioni o influenze sui processi e sui risultati dei testi poetici?

Sicuramente la società e la realtà politica influiscono sulla poesia, come tante altre cose. Sono anche la sua materia, insieme a tante altre materie. Soprattutto la poesia, come tutta l’arte, “contiene” una sua società e realtà politica, come qualcosa che spesso si deve ancora realizzare, è in nuce. Pur essendo concentrata sull’individuo, la poesia dà un grande senso alla comunità, potremmo quasi dire che la coglie sul nascere, la alimenta, la sostiene, la custodisce.

In una società in cui tutto è riproducibile e mercificabile, in cui l’utile ha priorità e valore, la poesia è una forma espressiva e artistica ancora necessaria?

Direi che proprio per questo è ancora più necessaria.

Che differenza c’è tra un poeta e un narratore?

Tendiamo a identificare la poesia con la lirica, ma sbagliamo, perché la poesia può anche essere narrativa (come la prosa può anche essere poetica). Ciò premesso, sia nella lirica che nella narrativa l’autore scompare, trasformandosi in altro. Nella narrativa in vari personaggi, in un sistema diciamo di personaggi, nella lirica in un io intero, un io-universo.

L’editoria italiana sta soffrendo questo particolare momento storico a causa della pandemia, delle conseguenze economiche dei periodi di lockdown e delle priorità sociali e individuali che forse si stanno modificando?

Penso che con la pandemia si sta più a casa, in solitudine ecc. e quindi la lettura dovrebbe aumentare, non diminuire, e l’editoria, di conseguenza, dovrebbe aumentare anche lei. Penso che il leggere di più ci farà riflettere e mettere a fuoco delle cose che prima erano piuttosto confuse.

I versi di un poeta o di una poetessa che lei apprezza e ai quali non sa rinunciare.

Devo dire che io non so rinunciare a tutta la poesia in blocco, a tutta la vera e grande poesia di ogni tempo e paese. E’ qualcosa che sta anche al di là di noi. Sta nelle cose, con le cose. E’ irrinunciabile, come la realtà.

Come nasce in lei la poesia? È una luce improvvisa, oppure un pensiero che torna e che si impone, nasce da una parola, da un’immagine, da un sentimento?

Tutte le cose che ha detto, e forse anche altre. Ci sono delle cose che dormono e si risvegliano in certe situazioni particolari in cui sto, probabilmente. Sono anche stimoli di cose viste o successe, che innescano una reazione. Quello che succede a me, dico la scrittura, è come in uno stato di dormiveglia. Cioè io non so che cosa sto scrivendo, né lo voglio sapere, e sono come mezzo addormentato, semi-cosciente. Quello della scrittura, poi, è come un paesaggio a cui arrivo gradualmente, dopo aver camminato un po’, spesso ci vogliono giorni di cammino.

Mi piacerebbe che lei citasse alcuni dei suoi versi, quelli che in qualche modo resistono al cambiamento di stile e poetica a cui un autore inevitabilmente si adatta nella sua crescita culturale e poetica. Versi che sente sempre vicino, che rappresentano ancora la realtà che osserva e che vive.

Non so, mi viene in mente questa:

Ripenso adesso a come amai interamente

quand’ero ragazzo,

e a come ero sicuro che il mio amore era un angelo,

a come anch’io ero un angelo,

a come eravamo uguali

(ma lei era più uguale di me).

E adesso non dico: tutto questo è falso

perché la vita è diversa, la vita mi ha cambiato;

adesso invece dico: era tutto vero.

Nasciamo angeli e interamente amiamo,

con tutto il cuore del nostro amore ci innamoriamo

come dei bambini che non conoscono il mondo

e interamente moriamo.

Quando parte per un viaggio quali libri porta con sé?

Ormai si parte con una tavoletta digitale che di libri ne ha dentro migliaia. Però qualche libro vero, di carta, me lo porto sempre.

Il suo prossimo progetto? 

Sto finendo una nuova raccolta che uscirà a fine anno. Si intitola Prima di nascere e è concentrata sulla nostra breve vita come fosse il tratto visibile, o diciamo pure il punto, di una linea invisibile, sul prima e dopo quel piccolo punto. E torno a un pensiero fisso che avevo nell’infanzia e cioè come e dove potessi essere stato prima di nascere, e sul fatto che molto lucidamente mi sembrava impossibile sia essere stato, che non essere stato.

Grazie Claudio, a presto.

http://www.claudiodamiani.it/

@soniaciuffetelli